La cronaca del disastro rifiuti annovera un'altra data nera sul calendario: è saltata, ieri, la gara per l'appalto e l'affidamento dei lavori per terminare l'inceneritore di Acerra. Si è ritirata anche la seconda ditta interessata, la francese Veolia, dopo che lunedì anche l'A2A di Brescia aveva cortesemente declinato l'invito a presentare un'offerta. La prima ha addotto motivazioni di assenza di garanzie politiche, la seconda lamenta carenze di garanzie normative ed economiche. Tutti temono dunque l'irresponsabilità politica locale e nazionale, i comitati di protesta ed i clan, ma forse temono di più il mancato introito del Cip6. Un termovalorizzatore è un "pacco", un impianto con un bilancio sempre in passivo, che nessuno vuole ricevere senza adeguate coperture.
A questo punto è chiaro che i tempi si allungano ed è difficilissimo fare previsioni, potrebbero occorrere anche più di due anni. Risulta impraticabile la strategia che vuole la risoluzione del male costruendo inceneritori. In due anni molto si può fare per puntare su un ciclo dei rifiuti più virtuoso che premi le imprese ed i cittadini che producono poca spazzatura e che riciclino diligentemente.
Questo è davvero il momento di dare una svolta decisiva alla gestione del ciclo dei rifiuti in Campania chiamando a raccolta tutti gli enti locali a fare ognuno la propria parte. Ma bisogna anche avviare urgentemente una seria strategia di riduzione della produzione dei rifiuti incentivando il recupero e la differenziazione, privilegiando i prodotti "alla spina", imponendo la drastica riduzione del volume di imballaggi. Da modello di inciviltà e degrado, la Campania potrebbe divenire un modello sostenibile: non perdiamo questo treno!